L’agricoltura italiana teme l’effetto "dzud" lo spettro che si aggira nelle campagne, vale a dire l’effetto pesante di ondate di freddo, vento, neve e siccità che mettono a rischio il 38% della frutta primaverile come ciliegie e mandorle.
È l’allarme lanciato dalla Alleanza Cooperative Agroalimentari, nel prendere in prestito un termine coniato in Mongolia per indicare freddo, gelate e neve che arrivano dopo un autunno poco piovoso e temperature primaverili.
“Il brusco calo di temperature che si farà più intenso nei prossimi giorni, dopo il clima primaverile di inizio inverno e le piogge scarse, è un pericolo per le coltivazioni”. La fioritura anticipata della mimosa, che rischiava di sfiorire prima dell’8 marzo, e i sintomi delle allergie che per molti italiani si sono presentati prima del previsto per via delle fioriture precoci, sono solo alcuni esempi di un clima anomalo che nel 2017 tra siccità, incendi e violenti temporali ha fatto registrare 2 miliardi di perdite per il comparto. Ma non solo gli alberi da frutta sono a rischio di questo cambio di passo climatico, spiega l’Alleanza. Un inizio 2018 mite ha creato il clima ideale anche per lo sviluppo anticipato del grano. Un crescita ‘fuori stagione’ che potrebbe mettere questo cereale, seminato nel periodo tardo autunnale, a rischio di gelate tardive.
L’Alleanza traccia il calendario ideale che favorisce le colture. Per un primavera ricca di fragole ci deve essere una alternanza regolare di piogge e temperature alte. Per la frutta estiva è importante che nel periodo della fioritura non ci siano gelate. Per il grano, invece, in inverno è meglio la neve come recita il detto popolare “sotto la neve, il pane”.